“Fare Ricerca” ha partecipato alla conferenza dell’Associazione Italiana Public History

Lo scorso 14 giugno, in occasione della seconda conferenza annuale dell’Associazione Italiana Public History (Pisa 11-15 giugno 2018), è intervenuta Paola Lavarini, operatrice didattica del team di Fare Ricerca. Nella sua presentazione, dal titolo “Fare Ricerca: mai così facile? Le competenze dello storico nella lotta alle fake news”, ha esposto le caratteristiche del progetto e messo in luce le sue potenzialità. Abbiamo posto a Paola alcune domande, per farci spiegare meglio in cosa è consistito e come si è svolto il suo intervento.

In che occasione hai parlato di Fare Ricerca, mai così facile?

Ho avuto modo di parlare del progetto Fare Ricerca in occasione della seconda conferenza annuale dell’Associazione Italiana di Public History, che è stata fondata l’anno scorso a Ravenna ed è la prima in Europa. La conferenza quest’anno si è tenuta a Pisa tra l’11 e il 15 di giugno.

In cosa è consistito l’intervento?

Il mio intervento è rientrato in un panel che trattava di Public History e Scuola, durante il quale ho presentato non solo il progetto, ma anche gli attori in causa (Associazione ASGSS e Fondazione Cariparo), il materiale utilizzato, il metodo d’intervento e alcune delle foto fatte durante i percorsi, che mostrassero i prodotti finali. Ho inserito inoltre alcuni degli articoli che mettessero in luce la risonanza e l’interesse suscitati da Fare Ricerca.

Quali aspetti hanno trovato maggior spazio nella tua presentazione?

Nel panel e nell’intervento ho specificato come intendessi parlare non di insegnamento della storia, ma di metodologie di ricerca e di come le competenze dello storico siano versatili perché in grado di trasmettere il corretto metodo di ricerca, applicabile non solo anche ad altre discipline, ma anche al di fuori del contesto scolastico, come ad esempio nella difesa dal fenomeno delle fake news.

Quali reazioni ha suscitato il tuo intervento? Come è stato accolto il progetto?

Il panel è stato abbastanza partecipato e ha colpito molto come il Fare Ricerca abbia ricadute a più livelli: quello delle scuole in cui si colma una lacuna, quello del territorio tutto che ne trae a sua volta beneficio, ma in piccola parte anche occupazionale, perché i collaboratori non sono volontari, ma professionisti pagati per le loro competenze specifiche (una cosa rara, soprattutto se si lavora con le scuole). Oltre che con il paper ho partecipato anche con un poster che ha destato l’interesse degli archivisti che ci “invidiano” l’alta richiesta di partecipazione al progetto da parte delle scuole e hanno apprezzato principalmente il lavoro sulle fonti che facciamo con i ragazzi.

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